Come Psicoterapeuta aderisco al bonus psicologo

Come fare la richiesta per il Bonus Psicologo?

Le domande per il bonus psicologo possono essere inoltrate sul sito dell’Inps o attraverso il call center: è possibile richiedere all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (Inps) di ottenere il bonus psicologo, introdotto dal decreto Milleproroghe.

Sarà possibile inoltrare la domanda attraverso il sito web dell’Inps, in alternativa, chiamando il call center dell’istituto. Il contributo verrà erogato prima alle persone con Isee più basso, in base all’ordine di arrivo della domanda e fino a esaurimento delle risorse.

Come si richiede il bonus psicologo?

Attraverso il sito web dell’Inps, è necessario inserire la voce Contributo sessioni psicoterapia all’interno della barra di ricerca libera (che si trova in alto sulla home page del portale, vicino al logo), cliccare sulla voce corrispondente (la prima sulla sinistra). E’ necessario a questo punto identificarsi tramite Spid, Carta d’identità elettronica oppure Carta nazionale dei servizi.

In alternativa, si può scegliere di contattare il contact center dell’Inps al numero verde gratuito 803.164 (da rete fissa) oppure, a pagamento, allo 06.164.164 (da rete mobile).

Come usare il bonus psicologo?

Una volta ricevuta la convalida della richiesta, si riceverà un codice univoco di 12 caratteri, da comunicare allo psicologo o psicoterapeuta scelto per effettuare le sedute di psicoterapia.
A questo punto sarà direttamente compito dello psicologo o psicologa comunicare il codice all’Inps per ricevere il pagamento, che non potrà superare i 50 euro per ogni sessione.
Dopo aver ricevuto il codice univoco dovrà essere utilizzato al massimo entro 180 giorni dall’erogazione.

Quanto vale il bonus psicologo?

La somma complessiva a cui è possibile accedere è in funzione dell’Isee di chi ne fa richiesta.
Se si possiede un Isee inferiore ai 15 mila euro, si avrà diritto a ricevere un massimo di 600 euro per ogni beneficiario.
Con Isee compreso tra i 15 mila e i 30 mila euro, la cifra massima è di 400 euro.
In caso di Idee compreso tra i 30 mila e i 50 mila euro il bonus scende a 200 euro.
In ogni caso, la soglia limite per singola seduta è di 50 euro.

Chi ha diritto al bonus psicologo?

Possono fare richiesta del bonus psicologo, tutte le persone con un reddito Isee inferiore a 50 mila euro “in condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica, che siano nella condizione di beneficiare di un percorso psicoterapeutico”, come indicato nella circolare dell’Inps.

Potete contattarmi per esporre dubbi, chiedere chiarimenti, avere informazioni o prendere un appuntamento scrivendo a:

info@psicologatorinocappa.it
oppure telefonicamente al +39 338 837 7828

Cos’è l’anoressia nervosa

L’anoressia nervosa è un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione.
Il rifiuto del cibo rappresenta il principale sintomo di questo disturbo alimentare. Definire l’anoressia come “mancanza di appetito” non è corretto in quanto nella maggior parte dei casi l’appetito viene conservato. La persona anoressica ha soprattutto il terrore di ingrassare e la necessità di controllare l’alimentazione alla ricerca della magrezza.

Le persone che presentano sintomi di anoressia nervosa spesso hanno livelli di autostima molto legati all’aspetto fisico e al peso corporeo. La capacità di perdere peso viene giudicata una eccezionale conquista ed segno di autodisciplina, al contrario l’aumento di peso viene vissuto come una vergognosa perdita della capacità di controllo.

Anoressia nervosa i sintomi

I principali sintomi dell’anoressia:

  • Diminuzione dell’assunzione di calorie in relazione alle necessità personali, con conseguente diminuzione del peso corporeo che risulta  più basso rispetto a età, sviluppo e salute fisica.
  • Eccessiva paura di aumentare di peso o di diventare grassi.
  • Particolare influenza del peso corporeo e della forma fisica sui livelli di autostima.

Per non ingrassare le perone che soffrono dei sintomi di anoressia agiscono utilizzando una serie di comportamenti che caratterizzano il tipicamente il disturbo. Ad esempio seguono ossessivamente una dieta ferrea, praticano esercizio fisico in maniera intensa e possono provocarsi volontariamente il vomito dopo i pasti anche per piccole quantità di cibo.

Cause dell’anoressia

La diffusione dell’anoressia sembra essere maggiore nei paesi industrializzati, a causa della presenza di cibo in abbondanza e allo stresso tempo per il valore attribuito alla magrezza. Questo disturbo dell’alimentazione si presenta in maniera più diffusa nel sesso femminile.

L’inizio dell’anoressia nervosa è collegato spesso all’inizio di una dieta e al tentativo di perdere di peso in modo da ottenere quell’ideale di bellezza femminile tanto ricercato dalla nostra società.

Le cause del disturbo dell’alimentazione non sono note, ma è possibile identificare alcuni fattori di rischio individuali:

  • Condizioni presenti nei familiari (come la presenza di un disturbo dell’alimentazione in uno dei genitori o tratti di personalità ossessiva e perfezionistici).
  • Esperienze precedenti l’esordio della psicopatologia (problemi relazionali con i genitori, abusi sessuali, esperienze di derisione per il peso o la forma del corpo).
  • Caratteristiche individuali come bassa autostima, perfezionismo, ansia e disturbi d’ansia, ecc.

Decorso dell’anoressia

Il decorso del disturbo anoressico sono molto variabili. E’ possibile che ad un episodio di anoressia segua una completa remissione. In altri casi, possono alternarsi momenti di remissione, con recupero del peso corporeo, a fasi di riacutizzazione. Ci sono inoltre situazioni che si manifestano con un’evoluzione cronica, con progressivo deterioramento nel corso degli anni.

Può essere necessario il ricovero in ambiente ospedaliero per riportare il peso corporeo a livelli adeguati o la correzione di squilibri elettrolitici. Dati statistici indicano che tra le persone ricoverate in strutture universitarie, la mortalità a lungo termine per anoressia nervosa supera il 10%. Il decesso è dovuto generalmente alla denutrizione, agli squilibri elettrolitici, a suicidio.

Psicoterapia per anoressia nervosa

Tutti i trattamenti di comprovata efficacia per l’anoressia nervosa sono di natura psicologica.

Allo stato attuale, le ricerche mostrano come la terapia cognitivo comportamentale rappresenti la miglior scelta terapeutica per i disturbi dell’alimentazione.

La terapia cognitiva comportamentale si concentra sulla psicopatologia del disturbo dell’alimentazione e ha come obiettivo quello di affrontare la psicopatologia specifica del disturbo alimentare e i processi che la mantengono. Utilizza strategie e strumenti specifici orientati a modificare i comportamenti problematici e ridurre il bisogno ossessivo di magrezza.

Il trattamento dell’anoressia prevede più fasi.

Come Psicologa e Psicoterapeuta seguo con attenzione i pazienti bulimici e anoressici di qualsiasi età con una serie di sedute di terapia cognitivo comportamentale. In alcuni casi viene richiesto anche l’intervento dei familiari, che cooperano con il paziente alla risoluzione della problematica di cui soffre.

Potete contattarmi per esporre dubbi, chiedere chiarimenti, avere informazioni o prendere un appuntamento scrivendo a:

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Gli attacchi di ansia sono oggi un disturbo sempre più diffuso. Crisi sporadiche o legate a condizioni di particolare stress riguardano il 30% della popolazione. La psicoterapia offre possibilità di trattamento efficaci, ricercando l’origine profonda delle crisi per arrivare alla cura dei sintomi. La Dott.ssa Rosalba Cappa, psicoterapeuta a Torino, da anni studia questo tipo di manifestazioni legate all’ansia, proponendo oggi trattamenti all’avanguardia.

Come riconoscere e curare gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico sono spesso descritti come una sensazione di paura improvvisa, intensa e incontrollabile. La crisi di panico è accompagnata da molteplici sintomi e spesso invalidanti per il soggetto coinvolto.

Tra i sintomi più ricorrenti di una crisi di panico:

    • palpitazioni;
    • ipersudorazione:
    • formicolii;
    • intorpidimento di mani, piedi e labbra;
    • improvviso innalzamento della pressione arteriosa;
    • tremori e movimenti non controllabili;
    • affanno e senso di soffocamento;
    • intense vampate di calore o brividi di freddo;
    • vertigini, instabilità e insicurezza motoria;
    • confusione mentale;
    • difficoltà di espressione;
    • paura di morire.

Attualmente la psicoterapia è in grado di affrontare con approccio clinico gli attacchi di ansia, fornendo metodologie di cura efficaci per il controllo delle crisi, riducendone progressivamente l’incidenza e l’intensità.

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Come Psicologa Cognitiva mi prefiggo due obiettivi principali:
1. Riconoscere i pensieri che accompagnano le emozioni aumentandone l’autoconsapevolezza
2. Cercare strategie alternative più efficaci per gestire la sofferenza

La Psicologia Cognitiva

Talvolta le convinzioni su noi stessi, sugli altri o sul mondo possono essere disfunzionali, cioè possono distorcere la realtà delle cose, attivarsi in modo rigido indipendentemente dai contesti, generare pensieri automatici negativi che producono sofferenza. Il modello utilizzato dalla Psicologia Cognitiva considera il pensiero distorto e disfunzionale come comune a tutti i disturbi psicologici e responsabile del protrarsi delle emozioni dolorose e della sintomatologia del paziente.

In alcuni casi, infatti, il pensiero distorto e disfunzionale può portare allo sviluppo di circoli viziosi che mantengono la sofferenza nel tempo. Ad esempio, una persona con depressione può pensare di sé: “sono un fallito!” (pensiero) e provare uno stato di tristezza (emozione); a sua volta, la tristezza porta all’apatia e alla passività nel comportamento, che possono essere interpretate dal soggetto come un ulteriore prova del proprio fallimento personale, in altre parole la persona potrebbe pensare di sé “sto qui senza fare niente, sono proprio un fallito!” (pensiero); tale interpretazione può generare altra tristezza (emozione) e così via.

Le emozioni negative intense (es. elevati livelli di tristezza, vergogna, colpa o ansia), inoltre, possono essere così dolorose e invalidanti da interferire con le capacità della persona di pensare chiaramente alla soluzione del problema.

L’approccio cognitivo ritiene i disturbi emotivi come il risultato di circoli viziosi che mantengono i sintomi nel tempo. E’ possibile supporre che senza tali meccanismi di mantenimento, la persona troverebbe da sola la soluzione alle sue difficoltà psicologiche utilizzando la capacità di risoluzione dei problemi (problem-solving) insita nell’essere umano.

Ansia, paura, vergogna, colpa, rabbia, imbarazzo, sono emozioni che proviamo tutti molto spesso, ma se esse sono troppo intense o durature rispetto alla situazione nella quale ci troviamo, non sono più un’utile guida, ma diventano un ostacolo al vivere quotidiano.

Per esempio, se una discussione con qualcuno ci fa star male per molto tempo, se piccole imprecisioni nelle cose che facciamo ci fanno sentire delle nullità, se compiere attività quotidiane, come fare la spesa o parlare con i colleghi di lavoro genera un’ansia, se le osservazioni degli altri ci fanno sentire sbagliati come persone siamo probabilmente di fronte ad un disagio psicologico che può aver bisogno e trovare sollievo da un intervento professionale.

La Psicologia Cognitiva, fin dagli albori, si è occupata dei problemi emotivi. In questi ultimi anni possiamo realmente affermare di possedere una serie di strategie efficaci e rigorose, grazie ai passi avanti che la scienza ha fatto con le tecniche di neuroimmagine e dei meccanismi di funzionamento del cervello da un punto di vista chimico e organico.

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Svolgo l’attività di Psicologa e Psicoterapeuta presso lo Studio in Corso Francia, 238 a Torino e nello Studio di Ciriè (in Via Clemente Macario, 1) ponendo sempre al centro della mia attività professionale la persona nella sua soggettività ed unicità.

Esercito da anni la professione di Psicoterapeuta sia in ambito pubblico che privato e ho maturato un’importamte esperienza nella consulenza psicologica e psicoterapeutica con adolescenti, adulti, anziani in ambito di terapia individuale, terapia di coppia e familiare.

Sono iscritta alla S.I.T.C.C. (Società Italiana Terapia Cognitivo e Comportamentale). Psicoterapeuta abilitata all’utilizzo dell’EMDR (Eyes Movement Desensibilization and Reprocessing).

Aree di intervento

Di seguito le mie aree di intervento per comprendere la tipologia di aiuto che fornisco ai miei pazienti.
Le principali aree di intervento:

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Che cos’è il metodo EMDR?

EMDR Torino
La terapia EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.

L’approccio EMDR si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica ed è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo.

Si tratta di uno strumento terapeutico che non altera il ricordo ma ha lo scopo di favorire l’elaborazione del trauma.

E’ riconosciuto come metodo evidence based per il trattamento dei disturbi post traumatici, approvato dal nostro Ministero della salute nel 2003.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’agosto del 2013, ha riconosciuto l’EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.