© 2023 Dott.ssa Rosalba Cappa Corso Francia, 238 – 10146 – Torino P.IVA 09536200018 – Designed by Daimon Art Agenzia Web
Disturbi Ossessivi e disturbi Ossessivo-compulsivo
Il disturbo ossessivo e quello ossessivo-compulsivo sono strettamente collegati: entrambi sono caratterizzati dalla presenza di ossessioni, ovvero di idee, pensieri o di immagini ricorrenti, persistenti e angosciosi, a cui si aggiungono compulsioni e atti rituali nel caso del disturbo ossessivo-compulsivo.
Non sempre immagini e pensieri intrusivi e ricorrenti sono indice di un disturbo psicologico: in particolari circostanze sociali o personali (ad esempio l’innamoramento) sono anzi comuni e non patologici. Infatti, nel disturbo ossessivo e ossessivo-compulsivo le ossessioni sono vissute come inappropriate rispetto al vissuto del paziente e alla propria persona, e sono incoercibili (la persona non riesce a distogliere la mente da questi pensieri).
A differenza dunque dai disturbi deliranti, chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo riconosce spesso che il contenuto delle ossessioni non corrisponde con la realtà, e tuttavia non riescono ad eliminarle o negarle in maniera razionale.
Le compulsioni sono definite come comportamenti rigidi, spesso ritualizzati. Ne sono esempi frequenti il contare oggetti o disporli in maniere predeterminate, camminare in maniere specifiche, lavarsi le mani ripetutamente e in maniera specifica o accendere e spegnere la luce un certo numero di volte.
A volte queste azioni vengono intraprese a causa di un impulso incontrollabile, senza spiegazione apparente mentre in altri casi sono una reazione alle ossessioni: il paziente infatti mette in atto la compulsione per mitigare l’ansia che deriva dalle ossessioni o per ‘neutralizzare’ il pensiero ossessivo, che è comunque destinato a ritornare.
Vi sono anche casi in cui le ossessioni si presentano senza compulsioni evidenti. In questo caso la compulsione può svolgere un compito puramente mentale, oppure le ossessioni sono tenute apparentemente sotto controllo evitando le situazioni nelle quali è più probabile che esse si verifichino, rinunciando così anche a ruoli sociali che altrimenti avrebbero valore e significato per il paziente.